Estes dias recebi o desafio de subscrever (ou não) o IV Concílio de Latrão, que foi uma das oportunidades em que a Igreja Católica definiu dogmaticamente que Extra Ecclesiam nulla salus, ou seja, fora da Igeja não há salvação. Já escrevi longamente a respeito disso no livro TEOLOGIA DA SOLIDARIEDADE, publicado por Edições Loyola. Porém, alguns insistem em pedir uma afirmação categórica de minha parte. É CLARO QUE SUBSCREVE EM GÊNERO, NÚMERO E GRAU ESTA AFIRMAÇÃO DO CONCÍLIO DE LATRÃO. Além disso, subscrevo também a interpretação oficial desta fórmula pelo recente Magistério da Igreja, seja o Concílio Vaticano II (que é um Concílio Pastoral, o que não significa que pudesse entrar em contradição com os dogmas anteriores), seja encíclicas como Redemptoris Missio ou Ut Unum Sint, ambas de João Paulo II.
Aliás, este santo Padre, fez um interessante pronunciamento sobre esta questão no dia 31 de maio de 1995. Era uma audiência de quarta-feira. Publico a íntegra no original, em italiano, e traduzo apenas um trecho central. Reafirmo que subscrevo cada palavra do Santo Padre, e exorto todos os meus leitores a fazerem o mesmo.
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4. Já que Cristo realiza a salvação mediante seu Corpo, que é a Igreja, a via da salvação é essencialmente ligada à Igreja. O axioma Extra Ecclesiam nulla salus – “ffora da Igreja não há salvação” –, enunciado por São Cipriano (Epist 73,21: PL 1123 AB), pertence à tradição cristã e foi inserido no Concílio de Latrão (Denz.-S. 802), na bula Unam Sanctam de Bonifacio VIII (Denz.-S. 870) e no Concilio de Firenze (Decretum pro Jacobitis, Denz.-S. 1351).
O axioma significa que para aqueles que não ignoram que a Igreja foi fundada por Deus por intermédio de Jesus Cristo como necessária existe a obrigação de entrar e de perseverar nela para obter a salvação (cf. Lumen Gentium 14). Para aqueles que, ao invés, não receberam o anúncio do Evangelho, como escrevi na Encíclica Redemptoris Missio, a salvação é acessível por meio de uma via misteriosa enquanto a graça divina vem a eles conferida em virtude do sacrifício redentor de Cristo, sem adesão externa à Igreja mas sempre, todavia, em relação com ela (cf. Redemptoris Missio, 10). Trata-se de uma “misteriosa relação”: misteriosa para aqueles que a recebem, porque esses não conhecem a Igreja e ao contrário, todavia, a rejeitam; misteriosa também em si mesma porque ligada ao mistério salvífico da graça, que comporta uma referência essencial à Igreja fundada pelo Salvador.
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Com este texto de João Paulo II, e outros do Magistério da Igreja, concluímos que está CORRETÍSSIMO afirmar que FORA DA IGREJA NÃO HÁ SALVAÇÃO. Mas o ponto seguinte do debate é o que interessa do ponto de vista hermenêutico: O QUE É A IGREJA? Se a consideramos somente uma BARCA INSTITUCIONAL, então quem estiver inscrito na INSTITUIÇÃO se salva… os outros não. Algumas igrejas evangélicas também caem neste erro de alguns tradicionalistas católicos. Isto não é DOGMA da Igreja Católica. A Igreja vai além de sua dimensão visível, institucional. Ela é MISTÉRIO; é SACRAMENTO UNIVERSAL DE SALVAÇÃO (Lumen Gentium). Neste sentido é preciso entender as diversas figuras da Igreja: videira, luz, sacramento, corpo místico etc. Se reduzirmos a Igreja a um dos Modelos cairemos inevitavelmente em um reducionismo e interpretaremos de modo equivocado do EXTRA ECCLESIAM NULLA SALUS. Para isso é importante estudar teologia antes de emitir opiniões subjetivas ou ideológicas em sites da Internet, confundindo os irmãos mais frágeis na fé.
Posto a íntegra da mensagem de João Paulo II:
GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 31 maggio 1995
1. Le difficoltà che talora accompagnano lo sviluppo dell’evangelizzazione pongono in luce un problema delicato la cui soluzione non va cercata in termini puramente storici o sociologici: il problema della salvezza di coloro che non appartengono visibilmente alla Chiesa. Non ci è data la possibilità di scrutare il mistero dell’azione divina nelle menti e nei cuori, per valutare la potenza della grazia di Cristo nel prendere possesso, in vita e in morte, di quanti “il Padre gli ha dato”, e che Egli stesso ha proclamato di non voler “perdere”. Lo sentiamo ripetere in una delle letture evangeliche proposte per la Messa dei defunti (cf. Gv 6, 39-40).
Ma, come ho scritto nell’Enciclica Redemptoris Missio, non si può limitare il dono della salvezza “a coloro che, in modo esplicito, credono in Dio e sono entrati nella Chiesa. Se è destinata a tutti la salvezza deve essere messa in concreto a disposizione di tutti”. E, ammettendo che è concretamente impossibile per tanta gente accedere al messaggio cristiano, ho aggiunto: “Molti uomini non hanno la possibilità di conoscere o di accettare la rivelazione del Vangelo di entrare nella Chiesa. Essi vivono in condizioni socio-culturali che non lo permettono, e spesso sono stati educati in altre tradizioni religiose” (Redemptoris Missio, 10).
Dobbiamo riconoscere che per quanto rientra nelle umane capacità di previsione e di conoscenza questa impossibilità pratica sembrerebbe destinata a durare ancora a lungo forse anche fino al compimento finale dell’opera di evangelizzazione. Gesù stesso ha ammonito che solo il Padre conosce “i tempi e i momenti” da lui fissati per l’instaurazione del suo Regno nel mondo (cf. At 1, 7).
2. Quanto sopra ho detto non giustifica però la posizione relativistica di chi ritiene che in qualsiasi religione si possa trovare una via di salvezza, anche indipendentemente dalla fede in Cristo Redentore, e che su questa ambigua concezione debba basarsi il dialogo interreligioso. Non è qui la soluzione conforme al Vangelo del problema della salvezza di chi non professa il Credo cristiano. Dobbiamo invece sostenere che la strada della salvezza passa sempre per Cristo, e che quindi spetta alla Chiesa e ai suoi missionari il compito di farlo conoscere ed amare in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni cultura. Al di fuori di Cristo non “vi è salvezza”. Come proclamava Pietro davanti al Sinedrio, fin dall’inizio della predicazione apostolica: “Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12).
Anche per coloro che senza loro colpa non conoscono Cristo e non si riconoscono cristiani, il piano divino ha predisposto una via di salvezza. Come leggiamo nel Decreto conciliare sull’attività missionaria Ad Gentes, noi crediamo che “Dio, attraverso le vie che lui solo conosce può portare gli uomini che senza loro colpa ignorano il Vangelo” alla fede necessaria alla salvezza (Ad Gentes, 7). Certo, la condizione “senza loro colpa” non può essere verificata né apprezzata da una valutazione umana, ma deve essere lasciata unicamente al giudizio divino. Per questo nella Costituzione Gaudium et Spes il Concilio dichiara che nel cuore di ogni uomo di buona volontà “opera invisibilmente la grazia”, e che “lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” (Gaudium et Spes, 22).
3. E importante sottolineare che la via della salvezza percorsa da quanti ignorano il Vangelo non è una via fuori di Cristo e della Chiesa. La volontà salvifica universale è legata all’unica mediazione di Cristo. Lo afferma la Prima Lettera a Timoteo: “Dio nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio, e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 3-6). Lo proclama Pietro quando dice che “in nessun altro c’è salvezza”, e chiama Gesù “testata d’angolo” (At 4,11-12), ponendo in evidenza il ruolo necessario di Cristo a fondamento della Chiesa.
Questa affermazione della “unicità” del Salvatore trae la sua origine dalle stesse parole del Signore, il quale afferma di essere venuto “per dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45), cioè per l’umanità, come spiega San Paolo quando scrive: “Uno è morto per tutti” (2 Cor 5, 14 cf. Rm 5, 18). Cristo ha ottenuto la salvezza universale con il dono della propria vita: nessun altro mediatore è stato stabilito da Dio come Salvatore. Il valore unico del sacrificio della Croce deve essere sempre riconosciuto nel destino di ogni uomo.
4. E siccome Cristo opera la salvezza mediante il suo mistico Corpo, che è la Chiesa, la via di salvezza è essenzialmente legata alla Chiesa. L’assioma extra Ecclesiam nulla salus – “fuori della Chiesa non c’è salvezza” –, enunciato da San Cipriano (Epist 73,21: PL 1123 AB), appartiene alla tradizione cristiana ed è stato inserito nel Concilio Lateranense IV (Denz.-S. 802), nella bolla Unam Sanctam di Bonifacio VIII (Denz.-S. 870) e nel Concilio di Firenze (Decretum pro Jacobitis, Denz.-S. 1351).
L’assioma significa che per quanti non ignorano che la Chiesa è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria c’è l’obbligo di entrare e di perseverare in essa al fine di ottenere la salvezza (cf. Lumen Gentium, 14). Per coloro che invece non hanno ricevuto l’annunzio del Vangelo, come ho scritto nell’Enciclica Redemptoris Missio, la salvezza è accessibile attraverso vie misteriose in quanto la grazia divina viene loro conferita in virtù del sacrificio redentore di Cristo, senza adesione esterna alla Chiesa ma sempre, tuttavia, in relazione con essa (cf. Redemptoris Missio, 10). Si tratta di una “misteriosa relazione”: misteriosa per coloro che la ricevono, perché essi non conoscono la Chiesa e anzi, talvolta, esternamente la respingono; misteriosa anche in se stessa perché legata al mistero salvifico della grazia, che comporta un riferimento essenziale alla Chiesa fondata dal Salvatore.
La grazia salvifica, per operare, richiede un’adesione, una cooperazione, un sì alla divina donazione: e tale adesione è, almeno implicitamente, orientata verso Cristo e la Chiesa. Perciò si può dire anche sine Ecclesia nulla salus – “senza la Chiesa non c’è salvezza” –: l’adesione alla Chiesa-Corpo mistico di Cristo, per quanto implicita è appunto misteriosa, costituisce una condizione essenziale per la salvezza.
5. Le religioni possono esercitare un influsso positivo sul destino di chi ne fa parte e ne segue le indicazioni con sincerità di spirito. Ma se l’azione decisiva per la salvezza è opera dello Spirito Santo dobbiamo tener presente che l’uomo riceve soltanto da Cristo, mediante lo Spirito Santo, la sua salvezza. Essa ha inizio già nella vita terrena, che la grazia, accettata e corrisposta, rende fruttuosa, in senso evangelico, per la terra e per il cielo.
Di qui l’importanza del ruolo indispensabile della Chiesa, la quale “non è fine a se stessa ma fervidamente sollecita di essere tutta di Cristo, in Cristo e per Cristo, e tutta degli uomini, fra gli uomini e per gli uomini”. Un ruolo che non è dunque “ecclesiocentrico” come a volte si è detto: la Chiesa non esiste infatti né lavora per se stessa, ma è al servizio di una umanità chiamata alla filiazione divina in Cristo (cf. Redemptoris Missio, 19). Essa esercita perciò una mediazione implicita anche nei confronti di quanti ignorano il Vangelo.
Ciò non deve però portare alla conclusione che la sua attività missionaria sia in tali circostanze meno necessaria. Tutt’altro. In effetti chi ignora Cristo, pur senza sua colpa, viene a trovarsi in una condizione di oscurità e di carestia spirituale con riflessi negativi spesso anche sul piano culturale e morale. L’azione missionaria della Chiesa può procurargli le condizioni di pieno sviluppo della grazia salvatrice di Cristo, proponendo l’adesione piena e consapevole al messaggio della fede e la partecipazione attiva alla vita ecclesiale nei sacramenti.
Questa è la linea teologica tratta dalla tradizione cristiana. Il magistero della Chiesa l’ha seguita nella dottrina e nella prassi come via segnata da Cristo stesso per gli Apostoli e per i missionari di tutti i tempi.
Segundo a crença católica, o que vai acontecer com a alma de um chinês ou um primitivo africano que nunca teve qualquer acesso ao cristianismo??
RESPOSTA:
http://www.montfort.org.br/index.php?secao=cartas&subsecao=doutrina&artigo=20040821155008&lang=bra
Trecho:
“Sua pergunta versa sobre a salvação de pessoas que não têm naturalmente meio algum de conhecer a verdade. Claro que essas pessoas não poderão ser julgadas por Deus pela lei da Igreja que elas desconhecem. O estado delas é o de ignorância invencível. E elas não tem culpa por essa ignorância.
Deus julga essas pessoas pela lei natural que governa a natureza humana.
Caso elas obedeçam as leis colocadas por Deus na natureza, elas se salvarão. Caso violem essas leis, elas se perderão, se não tiverem arrependimento perfeito.
Caso elas sigam a lei natural, se diz que essas pessoas pertencem à alma da Igreja, e não a seu Corpo.”
Boa padre!
Estamos com a Igreja, com Bento XVI e com o Concílio Ecumênico Vaticano II
Fonte: http://www.oecumene.radiovatic…..p?c=312406 – 28-8-2009 – 09:00
BENTO XVI FIEL AO VATICANO II
Cidade do Vaticano, 28 ago (RV) – Para compreender a ação de governo do Papa Bento XVI “é necessário retomar a sua história pessoal e, uma vez eleito papa, seus discurso de início de pontificado e seus atos desejados e assinados (muitas vezes explicados pacientemente). As demais elucubrações e os sussurros sobre presumíveis documentos de marcha ré são mera invenção segundo um clichê estandardizado e obstinadamente reproposto”: em uma entrevista ao jornal vaticano L’Osservatore Romano, o Secretário de Estado, Cardeal Tarcisio Bertone, assegura a fidelidade ao Concílio Vaticano II nas reformas iniciada pelo pontífice.
O cardeal recorda os passos avante no diálogo com as Igrejas ortodoxas, com o judaísmo e com o islamismo, “com uma grande reciprocidade” e “respostas e aprofundamentos nunca antes verificados, purificando a memória e abrindo-se às riquezas do outro”. Quanto à reforma da Igreja, “Bento XVI nos chamou à fonte da Palavra de Deus, à lei evangélica e ao coração da vida da Igreja: Jesus. Com o livro Jesus de Nazaré e com o segundo que está preparando, o papa nos faz um grande dom e reafirma a sua precisa vontade de fazer de Cristo o coração do mundo”, afirmou o Cardeal Bertone. (SP)
Pingback: ana ferreira
Padre Joãozinho:
“Com este texto de João Paulo II, e outros do Magistério da Igreja, concluímos que está CORRETÍSSIMO afirmar que FORA DA IGREJA NÃO HÁ SALVAÇÃO. Mas o ponto seguinte do debate é o que interessa do ponto de vista hermenêutico: O QUE É A IGREJA?”
RESPOSTA
A Igreja já fora definida por São Roberto Belarmino como:
“Uma única sociedade visível de crentes unidos por uma mesma fé, pelos mesmos sacramentos e pela mesma submissão a uma hierarquia” (São Roberto Belarmino, De Ecclesia, III, 2).
Outra definição clássica de Igreja nos diz que
“A Igreja é uma sociedade visível composta pelos homens que receberam o Batismo e que, unidos entre si pela profissão de uma mesma fé, e o laço de uma mútua comunhão, tendem ao mesmo fim espiritual sob a autoridade do Pontífice Romano e dos Bispos em comunhão com ele” (Cardeal Gasparri, Catecismo Católico, questão 133, Juvisy, 1932, apud Charles Journet, L´Église du Verbe Incarné, Desclée de Brouwer, 1951-1952, p. 581).
http://www.montfort.org.br/index.php?secao=veritas&subsecao=igreja&artigo=eclesiologia&lang=bra
RESPOSTA HETERODOXA DE PADRE JOÃO (porque frontalmente oposta às definições ortodoxas acima colocadas…):
Padre Joãozinho: “Se a consideramos somente uma BARCA INSTITUCIONAL, então quem estiver inscrito na INSTITUIÇÃO se salva… os outros não. Algumas igrejas evangélicas também caem neste erro de alguns tradicionalistas católicos. Isto não é DOGMA da Igreja Católica. A Igreja vai além de sua dimensão visível, institucional.”
Na realidade o seguinte dizer de Padre João:
“Se a consideramos somente uma BARCA INSTITUCIONAL, então quem estiver inscrito na INSTITUIÇÃO se salva… os outros não. Algumas igrejas evangélicas também caem neste erro de alguns tradicionalistas católicos. Isto não é DOGMA da Igreja Católica. A Igreja vai além de sua dimensão visível, institucional.”
Não vem a ser uma definição mas caracterização (“A Igreja vai além de sua dimesão visível”). Ainda sim heterodoxa porque agride frontalmente a definição correta enunciada por São Roberto Belarmino.
Parabéns padre Joãzinho pela lição! GComungo da mesma opinião do senhor: “Para isso é importante estudar teologia antes de emitir opiniões subjetivas ou ideológicas em sites da Internet, confundindo os irmãos mais frágeis na fé”.
Não precisamos dizer absolutamente mais nada a respeito dessa ASSOCIAÇÃO de pensamento e atitudes PROTESTANTES.
Deus é amor!
Sergio
FORA DA IGREJA NÃO HÁ SALVAÇÃO [1]
Pe. W. Devivier, S.J.
Mas pelo menos, dirão, não se pode a Igreja livrar da nota de intolerante e de cruel, em ela declarar que fora da Igreja não há salvação. Que de homens, pois, destinados à condenação eterna, só por não pertencerem à Igreja romana!
Já nós, ainda que de passagem, respondemos a esta acusação. Bom será, porém, dar-lhe mais algum desenvolvimento; e assim se verá, como aquele velho de que fala Rousseau, de nenhum modo é digno de piedade.
Se, com efeito, a verdadeira religião, a religião de Jesus Cristo é obrigatória para todos os homens, e, se esta religião, a única, é professada e ensinada só pela Igreja católica, apostólica, romana, força é reconhecer que fora desta Igreja não há salvação, e que ninguém pode alcançar o céu sem a ela de algum modo pertencer. Não é, portanto, a Igreja que há de ser acusada por falar assim; se algum fosse digno de censura, seria o seu divino Fundador, que tornou a sua religião indispensável para todos.
O que, pois, sobremaneira importa é precisar bem o sentido desta máxima. “Há, observa o cardeal Deschamps, nestas palavras, assim como em todas as de uma lei penal, uma palavra, que sempre se há de subentender, e é a palavra voluntariamente; porque sempre a lei penal supõe culpabilidade; e a culpabilidade supõe sempre duas condições: o fato e a intenção. E, por isso, a pergunta: ‘crê a Igreja na condenação dos que, sendo nascidos e educados lá onde a não puderam conhecer, se acham em ignorância invencível a respeito da lei de Jesus Cristo, mas praticaram fielmente tudo o que eles viram ser bom’, é necessário responder: ‘Não crê’”.
“Pode-se, pois, pertencer à alma, ainda que se não pertença ao corpo da Igreja, diz o mesmo cardeal. Não é evidente que pertence à alma da Igreja um homem que está de boa fé e que entraria nela se a conhecesse? Não estão realmente nesta disposição todos os que têm um desejo sincero e geral de aderirem à verdade e de fazerem a vontade de Deus? É esta uma questão semelhante a do batismo de desejo, do qual, como diz São Tomás de Aquino, se acha implícita e suficientemente contido na vontade geral de empregar todos os meios de salvação concedidos aos homens pela Providência divina. Os que, por conseguinte, estão pela sua parte dispostos a, conhecendo a Igreja, fazerem parte dela, já por isso mesmo são aos olhos de Deus considerados como filhos dela, e certamente receberão dele as luzes necessárias à sua salvação”.
“Morreu Jesus Cristo por todos os homens; e as graças liberalizadas em atenção a esta vítima, que a justiça eterna previu desde o princípio haver de ser imolada no correr dos tempos, occisus ab origine mundi, redundaram em benefício de todos, sem exceção alguma. Nenhum homem, portanto, ficou excluído dos benefícios da redenção, a não ser por culpa sua e pela sua resistência à graça; e cada um será julgado segundo a que houver recebido. Haverá porventura doutrina mais terna e juntamente mais terrível; mais terna para com os pobres ignorantes, que não têm culpa, na sua ignorância, e mais terrível para com os ingratos, que, para se esquivarem à luz, que os inunda, vão buscar as trevas de sofismas contra a justiça de Deus?”
Este é também o sentir unânime da Tradição, que ensina como coisa certa, dar Deus a todos os homens as graças suficientes para se salvarem, e que ninguém se condena a não ser por um ato livre da alma que, ingrata, recusa os dons divinos. “Deus não recusa a sua graça a quem da sua parte faz tudo o que de si depende”, diz um muito conhecido axioma teológico, a que já nos referimos.[2]
Para que melhor se compreenda o sentido desta máxima, distingamos, como fazem os teólogos, o corpo e a alma na Igreja. O corpo ou parte visível da Igreja é o conjunto dos membros, unidos entre si pelo assentimento às mesmas verdades, pela participação dos mesmos sacramentos, e pela obediência aos mesmos pastores, daqueles que pelo batismo se inscreveram oficialmente entre os seus súditos. A alma ou a parte invisível é a graça santificante, princípio da vida sobrenatural, que torna o homem agradável aos olhos de Deus.
Para de todo se pertencer, tanto de direito como de fato, ao corpo da Igreja, é primeiramente preciso entrar nela pelo batismo; e mais, é necessário, depois do uso da razão, prestar o seu assentimento, voluntário e feito com conhecimento de causa, por meio de um ato de fé católica; nem, enfim, deve fazer-se expulsar dela pela excomunhão, nem sair-se dela, abraçando algum erro.
Para se pertencer à alma da Igreja ou para se salvar, basta estar em estado de graça, quer se faça, ou não, parte do corpo da Igreja; ou, por outra, podem, segundo a doutrina católica, os hereges, os cismáticos e até os gentios possuir a graça santificante e merecer o céu. Mas, está claro, se alguém conhecesse a necessidade de fazer parte da Igreja, era impossível pertencer à alma da Igreja, e conservar a graça santificante, sem também pertencer ao corpo dela, pois faltaria voluntariamente a uma obrigação, que ele reconhece como grave. [3]
Ninguém, pois, se perde senão por culpa sua, menosprezando a lei, a qual, porém, não obriga senão depois de conhecida ou promulgada, pois não obriga em consciência a quem a desconhece. E, por isso é que o Senhor só depois de haver dito aos apóstolos: “Ide por toda a terra e ensinai o Evangelho a toda a gente”, é que acrescentou: “Quem não crer será condenado”. Supõe, pois, conhecer-se a verdade, quando se incorre em condenação por causa da incredulidade.
Desçamos, porém, para maior clareza desta matéria, a alguns casos particulares.
1. Quanto ás crianças, nascidas de pais cismáticos, hereges ou infiéis, se elas receberam o batismo, recebem também com ele a graça santificante, que subsiste enquanto não caírem em falta grave. Pertencem estas à alma da Igreja, e certamente se salvam se morrerem neste estado. Supõe este caso que a criança, chegada ao uso da razão, persiste numa ignorância invencível acerca da verdadeira religião, ou por se achar na impossibilidade de se informar dela, ou por lhe não prestar atenção, visto não ter dúvida sobre a verdade da que professa.
Suponhamos agora que esta criança, depois homem, veio por mal seu a perder a graça santificante, caindo em pecado grave; poder-se-á ainda reconciliar com Deus. E, para este fim, se a seita a que pertencer guardar o sacramento da penitência, tem a obrigação de confessar-se, isto é, de empregar o meio por ele reconhecido como necessário; mais, para alcançar o perdão deste pecado precisa ter uma contrição perfeita. A razão é clara; pois que por uma parte este homem iria contra a sua consciência, se não acudisse a este meio, e por outra a contrição perfeita é absolutamente necessária, pois esta confissão é por si mesma ineficaz.
2. Quanto às crianças, que morrem sem terem recebido o batismo (e o mesmo se diga dos adultos que nunca tiveram o uso da razão), já acima dissemos, o que acerca da sua sorte se há de pensar: gozarão uma felicidade natural, cuja fruição seria a reservada a todos nós, se não tivéssemos sido elevados à ordem sobrenatural; e ficarão unicamente privadas do grau de felicidade correspondente à visão beatífica de Deus, visões indébitas a qualquer pura criatura. [4]
3. Vejamos agora o que se há de pensar acerca dos adultos não batizados ou infiéis, que fizeram uso da razão, como são os judeus, os maometanos e os pagãos. Eis, em resumo, qual é sobre este ponto a doutrina da Igreja: não ficam excluídos, por causa da sua infidelidade, senão quando ela é voluntária; e quando àqueles, cuja infidelidade provém de uma ignorância invencível, se eles se vierem a perder, não será por terem ignorado o que lhes era impossível conhecer, mas por faltas graves por eles próprios cometidas.
Se se governarem pela lei natural em seus corações gravada, se aceitarem as tradições primitivas, posto que muitas vezes deturpadas, acerca de Deus e da sua providência, da promessa de um Redentor, assim como das recompensas e castigos reservados aos homens numa outra vida, pertencem à alma da Igreja e podem salvar-se.
Para eles o batismo pela água, que é necessário a todos os que conhecem a necessidade dele, e estão em condições de o receberem, fica sendo substituído pelo batismo de sangue ou pelo de desejo. Este batismo de desejo supre também o batismo da água para os que, conhecendo a necessidade deste e não podendo, por qualquer causa recebê-lo, têm um desejo explícito dele, acompanhado da contrição perfeita dos pecados graves atuais. Quanto ao desejo implícito do batismo ou ato perfeito de amor a Deus, é certo ter ele bastado nos primeiros tempos da Igreja para os pagãos, que ainda não tinham ouvido a pregação do Evangelho. Não considera a Igreja, de fato, como necessário à salvação, o batismo da água senão depois do Evangelho ter sido promulgado, segundo expressamente declara o Concílio de Trento. Ora, esta pregação do Evangelho só se fez e não podia fazer-se senão progressivamente. Se, pois, existiam meios de salvação distintos do batismo, para os infiéis daqueles tempos, pois que ainda o Evangelho lhes não tinha sido pregado, também hão de existir para os infiéis dos séculos seguintes, que, sem culpa sua, se achavam em circunstâncias iguais. [5]
Não ficam, portanto, segundo a doutrina da Igreja, excluídos da salvação os gentios, os hereges e os cismáticos, que não abraçaram a verdadeira fé, a não ser os que não conheceram a verdade revelada porque não a quiseram conhecer, ou os que, tendo-a bastantemente conhecido, se recusaram a abraça-la. Só, de fato, estão obrigados a entrar na Igreja Católica os que a reconhecem como o único meio necessário para alcançarem a sua salvação. É, portanto, sob todos os respeitos muito racional e lógica a fórmula: “Fora da Igreja não há salvação”: e, se a acusam por este lado, é porque ou estão de má fé ou estão iludidos; iludidos, por lhe não conhecerem o sentido adequado e preciso; de má fé, por se recusarem a reconhecê-lo.
É verdade, observemos ainda, que, se a salvação é possível fora do corpo da Igreja, não deixa, no entanto, de ser mais difícil. A inteligência não possui, neste caso, a verdade íntegra nem o magistério infalível; e a vontade carece também de um grande número de auxílios, como são, os sacramentos, o culto externo, etc. Têm, pois, muitíssima razão os ministros do Evangelho, que, possuídos de um zelo ardente e de um amor generoso para com seus próximos, se não poupam a trabalhos e nem mesmo aos perigos da vida para a toda a parte levarem o conhecimento de Jesus Cristo e para dilatarem as fronteiras da Igreja por Ele fundada. Além de que, se a sorte dos que morrem só com a culpa original não é para causar dó, é, contudo, mil vezes mais invejável a sorte e felicidade dos escolhidos para o céu, a qual consiste na visão e fruição de Deus por todo sempre.
(Pe. W. Devivier, S.J., Curso de Apologética Cristã. Editora Melhoramentos, São Paulo, 3a. edição, 1925)
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Notas:
[1] Entre os que atacam a Igreja a propósito deste dito levam a dianteira os protestantes. Ora, este princípio, de que eles se servem para acusar a Igreja, não é senão uma conseqüência lógica e necessária da doutrina dos seus principais mestres; pelo que estão em contradição consigo mesmo. Com que direito nos podem eles argüir com o que eles próprios devem admitir e o que explicitamente professam os formulários de fé dos primeiros tempos do protestantismo? Eis o que, por exemplo, lemos na confissão helvética: “Não há salvação fora da Igreja, assim como a não houve fora da arca; quem quiser ter a vida, é preciso não se separar da verdadeira Igreja de Jesus Cristo”. Não são menos explícitas as confissões da Saxônia, da Bélgica e da Escócia. Fora da Igreja, diz também o catecismo calvinista do século XVII, não há senão condenação; e todos os que se separarem da comunhão dos fiéis para formarem uma seita à parte, não podem esperar salvar-se enquanto assim estiverem separados”. E é o que afirma o próprio Calvino nas suas Instituições, dizendo: Fora do seio da Igreja não se pode esperar a remissão dos pecados nem a salvação”.
[2] É coisa certíssima que “O Senhor não quer que alguém se perca, mas sim que todos recorram à penitência” (II Ped. III-9). “Quer o nosso Deus e Salvador que todos os homens se salvem e que alcancem o conhecimento da verdade (I Tim. II-4). Não há senão um Deus e um mediador entre Deus e os homens, Jesus Cristo, que se entregou pela redenção de todos” (I Tim. 5, 6). “Jesus Cristo deu a vida por todos” (II Cor. V-15). “Jesus Cristo é a vítima propiciatória por nossos pecados, e também pelos de todo o mundo”. (I Jo. II-2). “Deus não faz acepção de pessoas. Quem, pois, pecou sem a lei, perecerá sem a lei”. (II Ped. II-12). “Onde abundou o pecado, superabundou a graça” (Rom. V-20).
[3] Costumam os teólogos dividir a infidelidade em negativa e positiva. A infidelidade negativa não é um pecado; encontra-se na gente, que não crê na Revelação, porque a ignoram, sem que tenham culpa nesta ignorância. A infidelidade positiva é um pecado, porque há, nos que a têm, um suficiente conhecimento da Revelação, que eles abandonam. Condenam-se estes por se recusarem a obedecer a uma ordem expressa e formal de Deus.
O homem, que nasce e se educou na infidelidade ou no cisma, está obrigado a esclarecer-se e a procurar a verdadeira religião, no caso de ter dúvida séria acerca da religião, que professa; e, se o não fizer, deixa de estar na boa fé e ofende a Deus gravemente.
Não há dúvida que entre os cristãos, separados da Igreja, há um grande número, que estão de boa fé, e nem sequer tem consciência do cisma ou da heresia, de que são vítimas. Newman, apesar do seu talento e da integridade da sua vida, afirma ter vivido muitos anos no anglicanismo sem lhe ocorrer dúvida alguma sobre a sua religião; e com muitos outros passará a mesma coisa.
[4] Uma boa parte dos teólogos, e, certamente a mais numerosa, para não dizer a mais autorizada, aponta como punição resultante do pecado original a privação somente da felicidade sobrenatural (a vista de Deus), felicidade a que a natureza humana, como tal, não tem direito. São Tomás afirma que as crianças que morrem sem batismo, não só não sofrem as penas dos sentidos, mas nem sequer a tristeza pela pena do dano, isto é, pela perda da visão beatífica… É, pois, de crer que estas crianças gozem uma felicidade natural mais ou menos perfeita.
[5] Vem aqui a propósito as judiciosas palavras do abade A. Pirenne, na sua obra Etudes philosophiques, etc. Suponhamos que o pagão (e o mesmo se diga dos hereges e dos cismáticos) morre, amando a Deus em si mesmo e sobre todas as coisas; está com isso salvo, porque com a caridade (sobrenatural) tem tudo; a caridade por si justifica. E, note-se, um grau ínfimo de caridade é quanto basta, porque a essência duma virtude não consiste na sua intensidade: uma gota de água é água, como é um oceano; nem a quantidade de uma coisa influi na sua natureza. E assim a caridade subsiste, não obstante o apego ao pecado venial, e subsiste sem haver devoção alguma sensível. Estais, pois, salvo, contanto que, ao deixar esta vida ameis a Deus por si mesmo e sobre todas as coisas, que possam levar ao pecado mortal; estais salvo, sejam quais forem as circunstâncias em que vos possais encontrar. Ou sejais pagão ou herege ou pecador, se, no momento supremo, receberdes de Deus o dom da caridade, por menor que seja e compatível até com o pecado venial, tereis feito o bastante para vos salvardes; porque a caridade torna a contrição perfeita; e a caridade e a contrição perfeita encerram, ao menos implicitamente o desejo do batismo e da confissão.
“Se se quiser saber o modo como a caridade se comunica aos infiéis, explica-o Leibnitz, que o tomou dos católicos, Deus dará o necessário a todos os que fazem o que humanamente depende deles, ainda quando fosse necessário fazer um milagre”. “Se houvesse de perecer uma alma inocente, diz São Tomás, proveria Deus, mandando até um anjo para lhe revelar as verdades divinas”.
Padre,
Salve Maria!
Parece-me haver uma distinção do tamanho do abismo que separa inferno e céus entre aqueles que não receberam o anúncio do Evangelho (o exemplo tradicional é dos indígenas pré-cabral) e aqueles que, conhecendo a Santa Igreja, rejeitaram o batismo ou, após recebê-lo, apostataram.
E, pelo trecho que o senhor traduziu, o Santo Padre refere-se expressamente aos primeiros. Não é o que se chama “batismo de desejo”?
Padre Joãozinho, esteja com Deus.
O senhor diz uma coisa muito certa: “Algumas igrejas evangélicas também caem neste erro de alguns tradicionalistas católicos.” Mas acho que é ao contrário: os tradicionalistas que caem no erro dos evangélicos. Já se fala que eles são o começo de uma nova seita no Brasil: os fedelianos.
E o que vemos nos meios modernistas acaba sendo contradição.
O senhor mesmo disse: o Concílio Vaticano II foi pastoral. Porém, querem fazer dele um super dogma! Como o senhor mesmo disse, foi PASTORAL! Ou seja, NÃO DEFINIU DOGMAS!
Sergio Souza,
Nós nos assemelhamos a protestantes?!
Lamentável!
Veja a missa tridentina celebrada há séculos e veja a missa dos padres joãozinho, zezinho, fábio de melo, marcelo rossi e comapnhia! Qual parece mais com um culto protestante?
Caro padre João,a Igreja Católica,é uma Igreja institucional,sim!
É institucinal e hierárquica.Pois foi assim que Jesus a quis.
Desde os Atos dos Apóstolos,nós já lemos sobre a Hierarquia com bispos,diáconos e etc.Jesus mesmo escolheu Pedro como chefe e detentor do poder das chaves.Qualquer definição de Igreja,não pode prescindir dessas características de Igreja Hierárquica e institucional.Negar isso,é ter mentalidade protestantizada.
O que a Igreja não deve ser,é burocrática e ideológica,como a CNBB,por exemplo.Mas isso já é outra questão.
Padre João, os fedelianos estão pegando fogo… Isto é de hoje.
“Padre João Carlos Almeida, scj, há tempos exerce forte influencia na RCC brasileira e em suas bandas de rock, pois padre João freqüentemente toca nos encontros da RCC. Padre João foi orientando de Padre Libânio, um proeminente padre da Teologia da Libertação e com idéias modernistas bem nefastas, hoje um tanto soterrado no esquecimento.
Os escândalos doutrinários causados por Padre Joãozinho são mais graves na medida que sua reverendíssima tem mais títulos acadêmicos, os quais, normalmente, ele faz questão de ostentar. Digo títulos acadêmicos, no sentido de universitários, não acadêmicos de ginástica como os do Padre Fãbio de Melo, que parece preferir halteres a altares… Imagina-se que, com mais títulos, Padre João, fosse talvez mais ortodoxo, o que definitivamente não se dá. O que se verifica é uma proporcionalidade inversa.
Esse padre repreende quem almeja ser correto na Fé e na doutrina, insinuando paradoxalmente que quem é muito ortodoxo acaba ficando herege. O que é uma tolice sem precedentes. Daí se tira a conclusão que não devemos ser perfeitos, como Nosso Senhor nos ensina, mas devemos ser mais ou menos. Padre João quer que os católicos sejam mornos, nem quentes, nem frios. E nada pior que o morno, o que fica “em cima do muro”, pois a estes diz Deus:
“Conheço as tuas obras: não és nem frio nem quente. Oxalá fosses frio ou quente! Mas, como és morno, nem frio nem quente, te vomitarei de minha boca”(Apocalipse, III, 15-16).
Padre João condena quem defende a Fé íntegra e sem concessões, mas não se peja em fazer discursos e agradecimentos em festividades do Rotary Club, evento este noticiado pela Câmara Municipal de Taubaté.[2]
Com relação a isso, os Monges Beneditinos de São Basílio acusam: “O Rotary Club é uma organização satélite das lojas maçônicas.” [3]
É de se ter muito mais cautela ao ler artigos de um padre que discursa em prol do Rotary International que, segundo os Beneditinos de São Basílio, são sucursais da camaleônica maçonaria, e com um Padre que, nos blogs da Canção Nova, tenta enrolar os leitores com textos de “teologia” ambígua e rocambolesca.
CARISMÁTICOS DE PLANTÃO, PRECISO DA AJUDA DE VOCÊS!!!
Por favor, leiam:
Igreja Católica segundo São Roberto Belarmino: “UMA ÚNICA SOCIEDADE VISÍVEL de crentes unidos por uma mesma fé, pelos mesmos sacramentos e pela mesma submissão a uma hierarquia” (São Roberto Belarmino, De Ecclesia, III, 2). (Destaque meu).
Padre Joãozinho: “A Igreja vai além de sua dimensão visível, institucional.”
Para São Roberto Belarmino a Igreja Católica é “uma única sociedade visível”. Contrário a São Roberto Belarmino, Padre Joãozinho afirma que “a Igreja [Católica] vai além de sua dimensão visível.”
Carismáticos de plantão, quanto às definições conflitantes acima, em quem devo crer?
Devo crer em Padre Joãozinho ou em São Roberto Belarmino?
Caro Joel Xavier:
Tanto São Roberto Belarmino quanto o Pe. Joãozinho estão certos e nem um contradiz o outro; assim:
a) A Igreja é mesmo “UMA ÚNICA SOCIEDADE VISÍVEL de crentes unidos por uma mesma fé, pelos mesmos sacramentos e pela mesma submissão a uma hierarquia” e também
b) A Igreja “vai além de sua dimensão visível, institucional”.
Pois a parte visível da Igreja é a sociedade de crentes verdadeiros em Jesus e, portanto, que seguem todas as orientações e ensinamentos vindo da sua hierarquia; mas a Igreja não “ACABA” nessa sua parte visível; é mais do que isso, pois “vai além”. Enfim, São Roberto Belarmino com essas palavras que você citou falava da Igreja sob UMA ótica, em quanto o Pe. Joãozinho o fazia de outra.
Ora, ora:
“…PELA MESMA SUBMISSÃO A UMA HIERARQUIA.”
“SOB A AUTORIDADE DO PONTÍFICE ROMANO E DOS BISPOS EM COMUNHÃO COM ELE.”
A tal associação não me parece estar em comunhão com a definição de igreja apresentada. Que tal?
UAI, JOEL!
Recorra ao papa Orlando. Certamente, ele lhe dirá nenhuma das duas opções, claro!Certamente a Montfort tem a sua própria definição, dentro da sua hierarquia…
Alguém me ajude a elaborar melhor esta idéia de caridade, por gentileza:A sensação que tenho que este parágrafo contradiz os anteriores. Me ajudem!
‘Suponhamos que o pagão (e o mesmo se diga dos hereges e dos cismáticos) morre, amando a Deus em si mesmo e sobre todas as coisas; está com isso salvo, porque com a caridade (sobrenatural) tem tudo; a caridade por si justifica. E, note-se, um grau ínfimo de caridade é quanto basta, porque a essência duma virtude não consiste na sua intensidade: uma gota de água é água, como é um oceano; nem a quantidade de uma coisa influi na sua natureza. E assim a caridade subsiste, não obstante o apego ao pecado venial, e subsiste SEM HAVER DEVOÇÃO ALGUMA SENSÍVEL (?). Estais, pois, salvo, contanto que, ao deixar esta vida ameis a Deus por si mesmo e sobre todas as coisas, que possam levar ao pecado mortal; estais salvo, sejam quais forem as circunstâncias em que vos possais encontrar. Ou sejais pagão ou herege ou pecador, se, no momento supremo, receberdes de Deus o dom da caridade, por menor que seja e compatível até com o pecado venial, tereis feito o bastante para vos salvardes; porque a caridade torna a contrição perfeita; e a caridade e a contrição perfeita encerram, ao menos implicitamente o desejo do batismo e da confissão.’
Domingos,
O texto não diz que a igreja não é institucional…diz:”…SOMENTE uma barca institucional…a igreja vai ALÉM de sua dimensão institucional…”
Compreende que não há negação?
Paz
Permita-me Reverendíssmo Padre João expressar minha opinião aqui mais uma vez.
DEUS abençõe!
1º: Sim, o CVII foi um Concílio Pastoral, portanto não definiu dogmas.
E gostaria de dizer que ninguém está pretendendo criar uma seita nova no Brasil. Ninguém está pretendendo se converter em fedeliano. Lembrando que o professor Orlando Fedeli busca defender a verdadeira Fé Católica.
Aqueles que defendem a tradição não buscam nada mais nada menos que pregar o amor de Cristo e manter a sacramentalidade de tudo aquilo que nos foi deixado. Ser conservador não é ser retrógrado ou medieval. Ser conservador, a própria palavra já diz. Conservar, conservar aquilo que nos foi ensinado, aquilo que nos foi deixado. Aquele que conserva busca a misericórdia, o amor e a salvação para si e para os irmãos. Ninguém está pretendendo criar uma seita, pois, fazemos parte da verdadeira Igreja, a única Igreja de Cristo. Devemos buscar a unidade? Sim, é claro. Mas unidade não significa aceitar abusos e atentados contra aquilo tudo que Cristo nos deixou. E devemos reverenciar à Cristo e ao que ELE instituiu. Como a Eucaristia por exemplo. Devemos ter reverência e respeito para com o que é sagrado, para com o que é santo, para com os tesouros que Cristo nos deixou que também nos ajuda à nos mantermos em comunhão com ELE. Tais tesouros nos foram deixados para que pudéssemos nos reconciliar com ELE e obter a salvação. Buscamos o amor e a misericórdia para todos, pois, todos somos pecadores. E mantendo a tradição, buscamos manter a verdadeira fé, sem mutações, sem distorções e por consequência, sem apostasia.
Obrigada Padre João pelo espaço em seu blog.
Perdoe-me qualquer coisa, fique com DEUS!
Padre Joãozinho,
quanto tempo que eu não aparecia por aqui, hein?!
Mas, afinal a Igreja É SACRAMENTO universal de salvação?
A Lumen Gentium não fala isso peremptoriamente.
“Mas porque a Igreja, em Cristo, é COMO QUE o sacramento, ou sinal, e o instrumento da íntima união com Deus e da unidade de todo o género humano, pretende ela, na sequência dos anteriores Concílios, pôr de manifesto com maior insistência, aos fiéis e a todo o mundo, a sua natureza e missão universal.” (Lumen Gentium, nº 1)
Mas o que significa isso? Esse vago ‘como que’?
Trento infalivelmente definiu que existem somente 7 (SETE) sacramento, nada mais.
“Se alguém disser que os sacramentos da Nova Lei não foram todos instituídos por Jesus Cristo Nosso Senhor, ou que são mais ou menos do que sete, a saber, Batismo, Confirmação, Eucaristia, Penitência, Extrema Unção, Ordem e Matrimônio, ou também que algum destes não é verdadeiro e propriamente sacramento, seja anátema” (Concílio de Trento, Cânones sobre os Sacramentos em Geral, Secção VII, 8 de Março de 1547, Cânon 1. Denzinger 844).
Padre Joãozinho, meu caro, você só está dando ainda mais motivos para o professor Orlando Fedeli continuar duvidando – talvez ele nem duvide mais – de sua ortodoxia.
Att!
Joel, você perguntou “Devo crer em Padre Joãozinho ou em São Roberto Belarmino?”
Por que você não pergunta “Devo crer no Papa João Paulo II ou em São Roberto Belarmino?”?
Joel, não foi você que disse que a Igreja atualmente estava em contradição com o IV Concílio de Latrão? Já largou essa e ao invés de demorar um pouco para voltar a carga (pois errou da primeira vez), volta a “achar contradição”? Aliás, quanto a essa nova, uma coisa não contradiz a outra. São Belarmino devia estar falando da “dimensão visível, institucional” da Igreja.
Gederson, este texto não está desatualizado, não? Na parte que fala de limbo… É impressão minha ou os “tradicionalistas” não “lêem a última edição” da Igreja, preferindo ficar com uma “edição mais antiga”?
O pessoa da Montfort é fariseu mesmo!! Vejam o que diz o guru deles sobre os bispos. Onde fica a comunhão com a Igreja???
“a CNBB não é um órgão instituído por Cristo. É uma instituição humana e não divina, cujas decisões não obrigam nem aos Bispos a ela pertencentes.”
“A CNBB não é a Igreja”
Qual é a Igreja então?? A Montfort??
FORA DA MONTFORT NÃO HÁ SALVAÇÃO????!!!!!
Francamente, acho que tem lavado de cérebro dentro da Montfort. O Ministério Público precisa tomar medidas…
“Ao entrar no movimento a pessoa entrega ao líder sua inteligência, sua fidelidade, seu tempo. Ela deve aceitar os oblíquos raciocínios e as malsãs calúnias do Prof. Fedeli, mesmo percebendo que há algo de torto em tudo isso. Em troca o neófito ganha formação para entender o mundo atual e a proteção da Graça de Deus.”
“Numa reunião ele chegou a dizer que todas as graças para os membros da Montfort vêm através dele. Também não se diz que só existe a Graça de Deus dentro da Montfort, mas na prática quem sai da associação se corrompe.”
Carta escrita por um ex-membro fundador da Montfort: http://luterofedeli.wordpress.com/o-caminho-da-heresia/
Jether,
Não me recordo de ter escrito que a Igreja atual estivesse em contradição com o IV Concílio de Latrão.
O texto “A Eclesiologia do Vaticano II”, cujo link está logo abaixo, vai ajudá-lo a compreender melhor a crítica bem fundamentada que é feita ao Concílio Vaticano II.
http://www.montfort.org.br/index.php?secao=veritas&subsecao=igreja&artigo=eclesiologia&lang=bra
Viva o Papa!
Muito prezado Padre João,
Salve Maria
Devido às suas raízes protestantóides, das quais se equivalem a RCC, o senhor interpreta as palavras dos nossos Santos Padres e os dogmas da Igreja assim como os protestantes fazem ao interpretarem a bíblia, levando a termo única e exclusivamente suas convicções pessoais e subvertendo o único sentido possível que sempre foi bravamente defendido pela ortodoxia Católica.
Disso já nos advertia o Concílio do Vaticano I: “A doutrina da fé por Deus revelada, não é proposta à inteligência humana para ser aperfeiçoada, como uma doutrina filosófica, mas é um depósito confiado à esposa de Cristo, para ser guardado com fidelidade e declarado com infalibilidade. Segue-se, pois, que também se deve conservar sempre aquele mesmo sentido dos sagrados dogmas, já uma vez declarado pela Santa Mãe Igreja, nem se deve jamais afastar daquele sentido sob pretexto e em nome de mais elevada compreensão (Const. “Dei Fillius”, cap. IV). De maneira alguma poderá seguir-se daí que fique impedida a explicação dos nossos conhecimentos, mesmo relativamente à fé; ao contrário, isto a auxilia e promove. Neste sentido é que o Concílio prossegue dizendo: Cresça, pois, e com ardor progrida a compreensão, a ciência, a sapiência tanto de cada um como de todos, tanto de um só homem como de toda a Igreja com o passar das idades e dos séculos; mas no seu gênero somente, isto é, no mesmo dogma, no mesmo sentido, no mesmo parecer”.
O Santo Doutor da Igreja, São Francisco de Salles (suponho que esse doutorado vale que os seus três doutorados juntos)já advertia os protestantes suíços de sua época:”Deus não está na sua religião”.
E o Nosso Papa Bento XVI ratifica ainda a necessidade de se combater as seitas, e não deixar que os filhos de Deus se percam nelas: “… Todos os dias nascem novas seitas e cumpre-se assim o que S. Paulo disse sobre o engano dos homens, sobre a astúcia que tende a induzir ao erro (cf. Ef 4, 14). Ter uma fé clara, segundo o Credo da Igreja, é freqüentemente catalogado como fundamentalismo, ao passo que o relativismo, isto é, o deixar-se levar «ao sabor de qualquer vento de doutrina», aparece como a única atitude à altura dos tempos atuais. Vai-se constituindo uma ditadura do relativismo que não reconhece nada como definitivo e que usa como critério último apenas o próprio «eu» e os seus apetites.” Pois fora da Igreja Católica, a única Igreja de Cristo, não existe salvação, ainda que a teologia falaciosa do padre João queira ensinar o contrário. O senhor quer fazer o bem às pessoas de outras religiões, faça, converta-os!
E aí prezado padre joão, o que vale mais a palavra dos Santos Doutores, do nosso atual Papa ou as suas falácias mirabolantes?
In baculo cruce et in virga Virgine
Mauro
Uai, Padre Joãozinho, volto a te prestigiar no seu blog depois de tanto tempo, e você não publica meu comentário? Desse jeito você sai da lista dos mais comentados da Canção Nova, hein?!
Lá vai ele novamente:
Padre Joãozinho,
quanto tempo que não aparecia por aqui, hein?!
Mas, afinal a Igreja É SACRAMENTO universal de salvação?
A Lumen Gentium não fala isso peremptoriamente.
“Mas porque a Igreja, em Cristo, é COMO QUE o sacramento, ou sinal, e o instrumento da íntima união com Deus e da unidade de todo o género humano, pretende ela, na sequência dos anteriores Concílios, pôr de manifesto com maior insistência, aos fiéis e a todo o mundo, a sua natureza e missão universal.” (Lumen Gentium, nº 1)
Mas o que significa isso? Esse vago ‘como que’?
Trento infalivelmente definiu que existem somente 7 (SETE) sacramento, nada mais.
“Se alguém disser que os sacramentos da Nova Lei não foram todos instituídos por Jesus Cristo Nosso Senhor, ou que são mais ou menos do que sete, a saber, Batismo, Confirmação, Eucaristia, Penitência, Extrema Unção, Ordem e Matrimônio, ou também que algum destes não é verdadeiro e propriamente sacramento, seja anátema” (Concílio de Trento, Cânones sobre os Sacramentos em Geral, Secção VII, 8 de Março de 1547, Cânon 1. Denzinger 844).
Padre Joãozinho, meu caro, você só está dando ainda mais motivos para o professor Orlando Fedeli continuar duvidando – talvez ele nem duvide mais – de sua possível heterodoxia.
Att!
PS: tem um poema em homenagem ao sr. no meu blog. =D xP
Fora do blog do Padre Joãozinho há salvação!
Joel, você diz agora “Viva o Papa!” ! Papa Bento XVI concorda com o Papa João Paulo II, não? Então por que você não pergunta “Devo crer nos Papas Bento XVI e João Paulo II ou em São Roberto Belarmino”?
Pe. Joãozinho,
Agora ficou complicado!
V. Rev. pergunta o que vem a ser a Igreja?
Estava me convencendo – no início das discussões – que se tratava apenas de um pequeno “escorregão” em palavras ditas em conversa informal de um programa de televisão!
Mas percebo que a situação de V. Rev. vai se complicar!
“O QUE É A IGREJA? Se a consideramos somente uma BARCA INSTITUCIONAL, então quem estiver inscrito na INSTITUIÇÃO se salva… os outros não. Algumas igrejas evangélicas também caem neste erro de alguns tradicionalistas católicos. Isto não é DOGMA da Igreja Católica. A Igreja vai além de sua dimensão visível, institucional. Ela é MISTÉRIO; é SACRAMENTO UNIVERSAL DE SALVAÇÃO (Lumen Gentium). Neste sentido é preciso entender as diversas figuras da Igreja: videira, luz, sacramento, corpo místico etc.”
V. Rev. prega como um protestante, e não como um padre. Ouvi estas mesmas palavras, que V. Rev. usa, de um pastor de uma dessas seitas protestantes no Estado de Santa Catarina.
A partir de hoje, deixo de visitar seu blog.
V. Fé não é católica.
Ao final de meus comments sempre finalizei com um “PAX”, como ensinado por nosso Senhor: “ofereça a paz!”!
Mas não retornando a PAX, sacudo minhas sandálias dessa “cidade”, para que nem o pó dela o leve comigo.
Fernando Firmino
Pe Joãozinho…
sempre tão controvesso
Complica mais do que ensina
por isso os leigos se manisfestam
os clérigos não sabem o que dizem
Até eu que sou protestante entendo o que a Igreja Católica chama de Igreja.
Tô mais felis na minha “seita protestante” (como alguns preferem chamar) doque nessa igreja que nem os padres entendem o que os papas declaram.
isso eh uma tentativa de tentar nos atrair pra igreja catolica?
não adianta emendar padre, o papa falou e pronto
ou o senhor nunca ouviu:
Roma Locuta Causa Finita.
Antônio Totchi
Sr. Antonio Totchi
“Roma Locuta Causa Finita est.” – Sto Agostinho – bispo e doutor da Igreja.
@catecismobr Se ajudar, dê uma olhada neste texto: http://blog.cancaonova.com/padrejoaozinho/2009/08/28/fora-da-igreja-nao-ha-salvacao/
O PROTESTANTE “SALVO” PELA PLACA DE IGREJA E PELOS SEUS PRÓPRIOS MÉRITOS
Um dos chavões mais comuns que ouvimos de protestantes é que placa de igreja não salva ninguém.
Dizem estes protestantes que o importante é olhar para Jesus, não importando a denominação.
Não é bem assim. Estes mesmos protestantes que dizem que o importante é “olhar” para Jesus, sugerem que nós católicos já estamos condenados.
Não adianta ser um bom cristão na condição de católico. Eles fazem de tudo para levarem os católicos para as suas denominações. É como se não fossemos cristãos.
Cristãos seriam aqueles que obedecem a Lutero e praticam os ensinamentos do “iluminado” mestre. E não háoutra forma de falar, já que os ensinamentos de Lutero não foram ensinados por
Jesus ou por seus apóstolos e nem mesmo constam da Bíblia e são ao mesmo tempo
acatados sem questionamentos por todas as confissões protestantes.
Ou seja, a “placa” da nossa igreja não serve. Só serve a placa de igreja que sugere que determinada denominação é evangélica ou protestante.
E tanto faz se alguma denominação pratica ou não heresias. Apenas as supostas “heresias” católicas é que levariam a condenação eterna. As heresias protestantes não condenam ninguém
ao inferno, conforme tese protestante que provaremos adiante.
Tampouco importa que “olhemos” para Jesus, pois esta “olhar” para Jesus só serve se a pessoa fizer
parte de uma denominação evangélica ou protestante.
A conclusão óbvia é que para o protestante a placa da igreja efetivamente salva. Uma vez que o crente “aceitou” Jesus em uma destas denominações, automaticamente ele já está salvo.
Evidente que, a maioria deles não se dá contra da brutal contradição. É a velha mania protestante de tornar a prática não condizente com o discurso.
Dizem que religião não serve para nada e depois quando confrontados, eles que ignoravam religião dizem estar sofrendo perseguição religiosa.
Gritam o tempo todo que o nome Católica não está na Bíblia e ao mesmo tempo não usam da mesma rigidez para justificarem pela mesma Bíblia as atuações de Luteros, Calvinos, Macedos e
a própria existência do protestantismo e das milhares de seitas espalhadas por aí.
É sempre assim. Um critério para nos cobrar dogmas e costumes e outro para definirem suas crenças e práticas.
Estes protestantes acrescentam ainda com muita ênfase que uma vez salvo, nem mesmo é possível
perder a salvação.
A certeza do protestante que a placa da igreja salva pode ser facilmente comprovada a partir do momento que todo e qualquer protestante considera que todos os protestantes, todas as
denominações, independentemente do cristo que se prega e da fé que se pratica
constituem o “Povo de DEUS”.
Todos são “Irmãos em Cristo”, mesmo que uma destas denominações afirme que Jesus Cristo é “criação” de DEUS.
Na hora das estatísticas,todos são “irmãos em Cristo”, fato que nos dá plena convicção de que para o protestante PLACA DE IGREJA SALVA OU RÓTULO DE RELIGIÃO SALVA.
O que “salva” de fato o protestante é a placa da Igreja que está associada as religiões ou confissões
protestantes ou evangélicas.
Na mesma direção, se fosse possível ao protestante crer na perda de salvação, haveria uma natural
preocupação no meio com aquilo que se prega e no que se acredita a partir dos ensinamentos de cada denominação e os “justos” fariam questão de não integrarem uma religião “única” evangélica que englobaria também os supostos hereges.
Quem no seu juízo perfeito quer está associado a um herege ?
Quem é o cristão sério que deseja estar associado aos “cristãos” favoráveis ao aborto, por exemplo ?
Quem condena o divórcio deseja ser irmão em Cristo daqueles que são favoráveis ? Claro que não.
Vamos raciocinar sobre as afirmações protestantes: Salvação que não pode ser perdida é em outras palavras salvação garantida, definitiva.
Se a salvação pode ser perdida, então nunca foi garantida ou definitiva. Acho que todos concordam com isto. Então o que salva afinal ?
A doutrina que se pratica ?
Não. Para o protestante a doutrina que se pratica em cada denominação ou o Jesus no qual se acredita não influenciam na salvação das pessoas.
Da mesma forma, não importa se a leitura da Bíblia é deficiente ou subjetiva. Todos que “aceitaram” Jesus já estão salvos.
De acordo com a teoria protestante aquele que “aceitou” Jesus já está salvo. Acrescentam os
protestantes que salvo uma vez, o eleito está salvo para sempre.
Ora, se alguém já está salvo e tal salvação não pode ser perdida, que diferença faz se o “eleito” lê ou não lê a Bíblia ?
Que diferença faz se o “eleito” paga ou não os dízimos ?
Que diferença faz se o “eleito” entende ou não entende o que diz o livro
sagrado ?
Que diferença faz se o “eleito” frequenta ou não igrejas ?
Que diferença faz se o “eleito” pratica ou não o bem ?
Que diferença faz se o “eleito” aderiu a uma denominação herege ?
Que diferença faz se o “eleito” respeita ou não o seu pregador ?
Que diferença faz se o “eleito” louva ou não a DEUS ?
Que diferença faz se o “eleito” pratica ou não idolatria ?
Se ele já está salvo e não pode perder a sua salvação, não há razão alguma para existam igrejas
protestantes, exceto para que uma única vez na vida cada pessoa “aceite” Jesus.
E nem poderíamos falar da necessidade do batismo, porque nisto também divergem os protestantes. Unsbatizam e outros não.
Mas então vem o protestante e diz que “temos” que pregar a palavra ?
Retomamos a pergunta. Se o crente já está salvo porque “aceitou” Jesus e salvação não pode ser perdida, o que acontece com aqueles que não “pregaram” a palavra ?
Eles perdem a salvação ? Se perdem, então a salvação nunca esteve garantida. Se estivesse garantida, a salvação não poderia ser perdida.
E se ninguém perde a salvação pelo fato de não ter “pregado” a palavra, por que tantos cultos, dvd´s, cd´s, palestras e tanta pregação para pessoas que já estão “salvas” ?
E o contraditório protestante volta e diz que as igrejas são necessárias para o crescimento espiritual.
E quem já está salvo ? Perde a salvação porque resolveu não crescer espiritualmente ? Aquele que cresceu espiritualmente fica mais “salvo” do que aquele que não cresceu ?
Mas o protestante insiste e diz que as igrejas são necessárias para que o crente consiga graças e favores de DEUS nesta vida.
Mas como ? Não são os protestantes que dizem que só há um mediador ? Que negócio é este de pedir oração a outros irmãos ou ao pastor ? Por que o protestante não vai a Jesus ?
Eles ainda não entenderam que a mediação descrita na Bíblia refere-se a redenção do gênero humano. Eles só leram a frase solta, fora de seu contexto e confundem intercessão para obtenção
de graças e mediação para salvação.
Ou será que entenderam e como de costume usam dois critérios diferentes ? Um critério para justificarem suas milhares de doutrinas e outro para recusarem a doutrina católica ?
Deixemos de lado esta questão. Se o protestante pode perder a sua salvação e se tal perda é possível porque determinado crente não ofertou seus dízimos, ou, porque não praticou o
que leu na Bíblia, ou, porque deixou de fazer o bem, ou, porque não integrava qualquer denominação ou mesmo porque aderiu a uma denominação que pratica descaradamente heresias ou ainda, este crente não pregou a palavra, então esta salvação jamais esteve garantida.
Se salvação estivesse garantida, definida, se fosse definitiva, nada seria capaz de fazer o crente
perder a sua salvação e assim estaria derrubada a tese de que salvação obtida é salvação que não pode ser perdida.
Se a salvação está garantida, definida, então não pode ser perdida independentemente do cristianismo e da fé que se pratica.
Agora, se a salvação pode ser perdida a partir do cristianismo ou da fé que se pratica, então já não basta apenas “olhar” para Jesus, mas é preciso enxergar o Jesus verdadeiro e neste
sentido, a placa da igreja pode efetivamente salvar, pois a Igreja Verdadeira é quem pode oferecer o Jesus Verdadeiro.
Talvez seja por isto que lemos em Timóteo: “A Igreja é coluna e sustentáculo da verdade.” Que dilema interessante para o protestante:
Ele protestante que diz que placa de igreja não salva ninguém, na prática é “salvo” pela placa.
Se ele disser que salvação não pode ser perdida, bastando tão e somente aceitar Jesus e praticar qualquer tipo de cristianismo, estará reforçando a tese de que a salvação veio pela placa ou pelo rótulo. Do contrário terá que admitir que os católicos também estão salvos pois também confessamos Jesus Cristo como nosso único Senhor e Salvador.
Se por outro lado ele disser que heresia condena ao inferno e portanto, admitir que salvação garantida não existe, então de fato a “placa” de igreja que ele condena é essencial para a
salvação, pois somente a Igreja Verdadeira é quem pode apresentar o Jesus Cristo verdadeiro de maneira que ele possa fugir das heresias.
O velho problema protestante de ser contraditório em si mesmo. A meia verdade que também é sempre meia mentira.
Ao mesmo tempo que placa de igreja não salva ninguém, placa de igreja é essencial para a salvação.
E, ao mesmo tempo que salvação não pode ser perdida, também não está garantida, já que é essencial que o crente pague dízimos, frequente denominações, leia a Bíblia, interprete a Bíblia corretamente e tenha discernimento para fugir de heresias, sem contar que está obrigado a “pregar” a palavra.
Ao mesmo tempo que heresia não condena protestante ao inferno, já que basta “aceitar” Jesus e salvação não pode ser perdida, todo e qualquer crente deve fugir do catolicismo por causa
das “heresias”.
Ou será que a heresia em si não condena e apenas o que condena é a suposta “heresia” católica ?
Teríamos mais uma vez o rótulo decisivo na questão da salvação. A heresia protestante
não teria condenado o crente porquanto o rótulo lhe garantiu salvação.
E se o rótulo não lhe salvou, volta o dilema: Não basta “aceitar” Jesus em um templo protestante. É totalmente falso que “Povo de DEUS” esteja previamente definido pelo pregador como sendo constituído apenas por aquelas pessoas que desfilam com os rótulos protestante ou evangélico.
Interessante não ? De um jeito ou de outro a placa de igreja tem que salvar. Seja para indicar o caminho certo, seja pelo rótulo.
Prezado católico que me lê. Quando um protestante disser a você que placa de igreja não salva ninguém, saiba que nem ele acredita nisto.
Ele apenas quer que você pense que todas as igrejas são iguais. E depois de convencer você que o
importante é “olhar” para Jesus, ele te convencerá que todas as igrejas protestantes servem e que a Igreja Católica é a única que se opõe a Jesus Cristo.
O objetivo dele é apenas retirar você da Igreja Católica e leva-lo para sua seita onde você será doutrinado a partir de jargões e falsas ideias exaustivamente repetidas contra a Igreja Católica.
Não importa que vocês seja um cristão melhor do que ele. Importa que você desfile com os rótulos protestante ou evangélico.
Só há uma igreja verdadeira e dela você não deve sair. Só ela te mostra o Jesus verdadeiro. O Jesus da Cruz.
Aquele que devemos seguir e não os “jesuses” genéricos protestantes adaptados a vontade de cada dono de seita.
Quem se considera salvo de véspera está em verdade se colocando no lugar de DEUS como único e justo juíz.
Não dê ouvidos aos tais “juízes” que se dizem salvos. A tua Santa Igreja Católica é mãe e mestra por
excelência.
Ela é o teu porto seguro contra os ventos de doutrinas, heresias e novidades que seduzem os homens.
Façamos aqui uma pausa:
Igreja Coluna e Sustentáculo da Verdade ? Esta é uma das inúmeras perguntas que
o protestante não faz a si mesmo e prefere inclusive nem conhecer a resposta.
De que Igreja a Bíblia está falando ? Por uma questão de raciocínio lógico, sabemos que a Bíblia não está falando de uma igreja protestante..
Mas este é mais um texto que o protestante irá fingir que não existe em sua Bíblia. Eles já fazem isto
outros textos, tais como aquele em que Jesus ensina o Pai Nosso ou ainda aquele que fala da Bem Aventurança de Maria.
O mesmo expediente eles usam para o texto de Thiago que diz que a fé sem obras é morta. É como se este texto não existisse.
São eles que fingem não conhecer a ordem clara de Jesus sobre a Eucaristia quando o Senhor da Glória nos diz que sua carne é verdadeiramente comida e seu sangue verdadeiramente
bebida.
São eles que fingem não entender que quando Jesus dá poderes aos apóstolos para perdoarem e reterem pecados, significa que para o exercício de tais poderes é preciso que alguém lhes
confesse os pecados.
Sem falar em Pedro. Por mais que sustentem que Pedro não é pedra, apresentando “teologias” espúrias e traduções das mais variadas e fora de nexo, não é possível ignorar a liderança
de Pedro quando lemos sobre o poder de ligar e desligar ou sobre o pedido de Jesus ao apóstolo para que apascente suas ovelhas.
E depois de recusarem a Bíblia, gritam os protestantes: “Católicos leiam a Bíblia !”
Mas…Retomando o assunto sobre a salvação pela placa de igreja, a título de exemplo, digamos que um católico resolva aderir ao protestantismo.
Ele “aceita” Jesus em uma denominação protestante. A partir daí, pela tese protestante, este ex católico que aceitou Jesus estaria salvo e sua salvação já não pode ser perdida, também
de acordo com a tese protestante.
Tempos depois ele resolve retornar ao catolicismo. Pergunta-se: Este protestante, ex católico que tinha salvação “garantida” perdeu sua salvação ?
Se ele perdeu sua salvação, estaria correto a afirmação de que não existe salvação garantida ?
E se perdeu a salvação tão e somente porque retornou ao catolicismo e deixou de lado o rótulo protestante, estaria correta a afirmação de que para a salvação é essencial os rótulos protestante ou evangélico ?
O protestantismo para variar não tem resposta para este enigma. Qualquer resposta objetiva poderá ser usada contra eles mesmos que são mestres da contradição.
E para o protestante é fácil não responder questão alguma. Ou ele faz outras duas perguntas a quem lhe interpela ou fica com um riso debochado no canto da boca.
Outra alternativa bem comum e vista em larga escala na internet é dizer apenas que o texto do católico é ridículo e nem merece ser respondido.
Claro que para o protestante placa de igreja “salva”. E querem ver a prova ?
Todo mundo já ouviu de algum pregador protestante a famosa expressão: “Nós o povo de DEUS representamos 30% da população brasileira.”
Primeiro que não são 30%. São 22% , sendo que 6.000.000, aproximadamente, integram o grupo dos “sem igreja” e neste caso os 22% representam mais ou menos apenas 19%.
Em segundo lugar, tais pregadores que falam do “Povo de DEUS” não possuem condições de avaliar o que cada crente em cada denominação crê e pratica.
Se já é difícil a um pregador de São Paulo conhecer a fé de cada um dos seus súditos, o que dirá a fé e cristianismo que se pratica em uma denominação em Roraima ou a fé e cristianismo de um crente em Goiânia !
Terceiro ponto. Neste suposto “Povo de DEUS” incluí-se aqueles que são acusados de heresias pelo mesmo pregador. Sim. Não há um pregador que não acuse outros pregadores de heresias e
não há um pregador que não tenha sido chamado de herege por outros pregadores protestantes.
No entanto, quando surgem as estatísticas, como em um passe de mágica, todos voltam a ser “Povo de DEUS”, “Raça Eleita” e “Irmãos em Cristo.”
Como isto é possível, a não ser pelo fato de que o protestante crê na salvação pelo rótulo ?
Ora, entre os 22% de evangélicos espalhados pelo país, estão aqueles que pertencem a denominação cujo líder é favorável ao aborto.
Encontram-se dentro deste percentual também aqueles que diziam que o papa João Paulo II era a besta do apocalipse. Eles erraram feio, mas ainda que sejam falsos profetas continuam
sendo respeitados e tem gente parando para escutar o que estes falsos ungidos pregam.
Dentro deste percentual encontram-se ainda aqueles que integram a denominação que defende a heresia de Ário.
Encontram-se ainda os praticantes do evangelho judaizante, os defensores do casamento entre pessoas do mesmo sexo, os defensores do divórcio e aqueles que pregam a teologia da
prosperidade.
A estes grupos acrescentamos os “Sem Igreja”, os defensores da “Teologia” da determinação e aqueles que praticam unção do cachorro, unção da vassoura, unção do helicóptero, unção do
zoológico e unção da galinha, entre tantos outros grupos. Estariam todos “salvos”, sendo tão divergentes e diferentes entre si ?
Vamos considerar a máxima: Se todos estão salvos, o que lhes favorece tal condição mesmo que sejam divergentes entre si e mesmo que uns acusem outros de heresias ?
A primeira coisa a considerarmos é que se todos acusam alguém do meio como hereges e todos são
chamados de hereges em algum momento, podemos afirmar categoricamente que para
o protestante heresia protestante não condena ninguém ao inferno.
É incompatível alguém chamar outro de herege e ao mesmo tempo os dois juntos integrarem um mesmo “Povo de DEUS”.
Mas é assim que funciona mesmo no protestantismo. Assim sendo, se por um lado admitem que heresia protestante não condena ninguém ao inferno, o que efetivamente leva o protestante para o céu ?
1)Estão todos salvos pelo fato de que todos “aceitaram” Jesus em um templo protestante ?
Então o protestante é salvo pelos próprios méritos. Ele teve a inteligência de escolher uma denominação protestante para seguir e teve a sabedoria de “aceitar” Jesus.
2)Estão todos salvos por que desfilam com os rótulos protestante ou evangélico ?
Então de fato placa de igreja salva. Já não é a fé ou o cristianismo que se pratica, mas apenas o rótulo. Pouco importa seguir ou não a Jesus e seu evangelho, mas apenas receber as marcas protestante ou evangélico.
3)Estão todos salvos por que possuem em comum como inimiga a Igreja Católica ?
Então o que é o protestantismo a não ser a doutrina que prega o anti catolicismo ?
Mais uma vez, se é o caso, méritos para o homem e não para Jesus, porquanto foi ele protestante que “descobriu” a partir de sua inteligência que deveria integrar qualquer
denominação protestante e militar ferozmente contra o catolicismo.
A Bíblia não lhe ensinou a este respeito. Nem Jesus ou seus apóstolos disseram que o crente deveria militar contra a Igreja Católica. Nesta hora a palavra Católica não precisa estar na Bíblia. Ela só precisa estar na Bíblia quando nós estivermos defendendo a fé católica. Isto é protestantismo !
Pouco importa que uma denominação protestante tenha mais convergências com o catolicismo do que com outra denominação protestante. Para eles, tal como o rótulo protestante serve de salvação para o protestante, o rótulo católico serve de condenação para nós.
Tudo é mérito do protestante, seja ele salvo pelo rótulo, pelo inimigo que escolheu combater ou pela decisão que tomou de “aceitar” Jesus em um templo protestante.
Jesus morreu na cruz e depois de todo seu amor e sacrifício, agora cada pessoa é que precisa usar sua inteligência e escolher uma denominação protestante e ainda entender que não deve ser católica, mas também deve combater o catolicismo.
Tudo é mérito do homem. Ele é quem deve ler a Bíblia, interpreta-la corretamente, julgar quem está salvo e quem está condenado, decidir quem é ou não herege e ainda decidir que heresias condenam ou não ao inferno.
Para o protestante é ele ainda que precisa decidir por conta de sua “sabedoria” a denominação adequada, julgar pregadores e ele por conta própria ainda definirá para si mesmo quando deve trocar de denominação ou quando deve fundar uma nova.
E todos estão salvos. O que ficou na denominação, o que saiu dela e o que fundou uma nova. Todos estão certos, ainda que uns acusem os outros de heresias. E todos estão salvos ainda
que divergentes entre si e todos são “irmãos em Cristo”, mesmo que cada qual pregue um Cristo diferente do outro.
Já tem gente dizendo que no final serão salvos aqueles que melhor interpretaram a Bíblia. E como cada crente acha que “interpreta” a Bíblia melhor do que os outros, na prática, todos se consideram salvos.
Que contradição colossal. Trágico contraste que agride o bom senso a partir do momento que o protestante tem que decidir tudo por conta própria e ao mesmo tempo tudo que cada
protestante vier a decidir é tido como válido e lhe serve para salvação.
Para nós católicos Jesus não nos abandonou. A Igreja é expressão do amor de Jesus. Conhecendo o coração humano e suas fraquezas, conhecendo nossa arrogância e vaidades, ele nos deixou
um porto seguro para que não nos desviássemos da verdade. Jesus nos deixou a Igreja, coluna e sustentáculo da verdade.
Mas o protestante é salvo pelo rótulo e ele mesmo recebe a inspiração do Espírito Santo e torna-se seu próprio mestre. Só não explica como é possível tantas interpretações protestantes distintas a partir de um único Espíritos Santo. E ainda assim, mesmo que cada qual tenha sua própria doutrina, todos se dizem salvos porque “aceitaram” Jesus em um templo protestante.
É o próprio protestante que se confessa DEUS e já não precisa do sacerdote. Ele mesmo é quem pode julgar todas as heresias e definir quem está salvo e quem está condenado.E mesmo que
um entenda diferente do outro, ambos integram o “Povo de DEUS.”
Se os protestantes estivessem certos, o que seria daqueles que não podem ler ou que não possuem conhecimentos técnicos adequados para “bem” interpretar a Bíblia ?
Se é vontade de DEUS é que nenhum de nós se perca, é pouco provável que Jesus tenha nos abandonado a nossa própria “inteligência”.
É perfeitamente compreensível que ele tenha destinado a Igreja para nos conduzir neste mundo de tantas doutrinas, modismos, novidades e sujeito ás influências de tantas organizações
poderosas e manipuladoras.
Tem pregador evangélico citando Santo Agostinho ou Concílio de Nicéia para condenar heresia de outros pregadores. Depois estes mesmos que citam Santo Agostinho e os Concílios
Católicos, defendem que a Igreja nunca foi católica ou que foi fundada por Constantino. O falso mestre tem a coragem de citar santos e doutrinas da igreja que ele considera ter sido fundada por Constantino ?
Que são estas pessoas que nunca se firmam na verdade, mas usam e abusam das sagradas escrituras para inventarem doutrinas e condenarem tudo que é verdadeiro ?
Suficiente notar que bastou uma pesquisa registrar que 22% da população brasileira é evangélica ou protestante que todos os grupos, mesmo divergentes entre si, assumiram a condição de “religião única”, como se todos fossem iguais e acreditassem nos mesmos dogmas ou praticassem o mesmo evangelho.
De uma hora para a outra, os defensores do aborto e seus opositores passaram a pertencer a esta “religião única” que nada de tem de homogênea, exceto pelo rótulo comum que carregam e
pela aversão comum contra a Igreja Católica. Ao mesmo tempo os defensores do aborto estão salvos, tal como aqueles que são contrários.
O que teria sido mais adequado é que o trabalho em questão não reunisse em um mesmo saco as milhares de denominações evangélicas como se juntas representassem uma única vertente de
fé. Isto é totalmente falso.
Quem quiser acreditar nesta fábula que acredite. Mas apenas sendo muito infantil para crer que estes 22% de protestantes comungam da mesma fé e entendem o evangelho de um mesmo jeito.
Ora, se nem 60.000 seitas protestantes somadas chegaram perto da Igreja Católica, é bom que cada protestante comece a pensar qual é a Igreja de fato indestrutível, invencível e sobre a
qual as portas do inferno jamais prevalecerão.
Muitas das heresias que assistimos por aí não são novas. Elas vão e voltam e sempre são esmagadas pela a verdade católica.
Os falsos profetas desaparecem tão rápido quanto surgiram, mas a Igreja que tem 2.000 anos já
venceu adversários bem mais poderosos.
Os protestantes não se entendem nem mesmo entre eles. E reino dividido contra si mesmo é certeza de ruína.
Onde fica a porta estreita da qual Jesus nos falou ? Para o protestante tudo parece bem fácil. Basta
“aceitar” Jesus em quaisquer das milhares de denominações e se o crente não encontrar uma denominação que lhe agrade ainda pode fundar uma nova denominação e para tal basta dizer que teve uma “visão” que todos a tomarão por verdade absoluta.
Com total segurança podemos afirmar que: “Placa de Igreja protestante, pesquisas e estatísticas não salvam ninguém.”
Reconhecemos que é direito de cada homem e mulher aderirem a fé que lhes pareça mais conveniente.
Repudiamos qualquer tipo de preconceito religioso e ataques a honra e dignidade de toda e qualquer pessoa. Limitamos o debate às questões de fé e doutrina tão e somente, reconhecendo inclusive que é direito de todo e qualquer pessoa abraçar ou permanecer no erro doutrinário se
assim lhe parecer mais adequado. O fato de alguém não concordar conosco não faz de ninguém repugnante ou não merecedor do nossos mais sinceros respeitos.
Autor: A.Silva com a colaboração de V.de Carvalho – Livre divulgação mencionando-se o autor.
O motivo de muitas pessoas, abraçarem o Protestantismo, é que a “Sã Doutrina Católica”, é muito antiga! Vem, desde Jesus Cristo, passando pelos Apóstolos, pelos seus sucessores e conservada até os dias de hoje, sem nunca ter mudado. Os protestantes, não! Todos os dias, surgem novas seitas (heresias das heresias) que se adaptam perfeitamente, com os desejos mundanos, cada vez mais propícios a conduzir almas ao abismo.
Também, os Padres só falam coisas de acordo com a escrita de Deus! Não dão garantias de Salvação… Dizem, que pra se salvar, temos que perseverar na Fé, caridade, etc! Já as seitas protestantes, não! Essas saem oferecendo Jesus, como se o “Salvador”, fosse sua propriedade, um artigo de uso pessoal e maleável, que a qualquer momento você pode transformá-lo, no seu molde próprio e ajustá-lo de acordo com a sua necessidade.
Isso me faz lembrar, (II Timóteo 4, 3-4).
“Porque virá o dia em que os homens já não suportarão a Sã Doutrina da Salvação. Levados pelas próprias paixões e pelo prurido de escutar novidades, ajustarão mestres para si”. “4-Apartarão os ouvidos da verdade e se atirarão às fábulas”.
O que é mais triste de tudo isto, é que os protestantes dizem que leem a Bíblia, e não se reconhecem nos muitos avisos que estão escritos nela.
§846 Como entender esta afirmação, com freqüência repetida pelos Padres da Igreja? Formulada de maneira positiva, ela significa que toda salvação vem de Cristo-Cabeça por meio da Igreja, que é seu Corpo:
Apoiado na Sagrada Escritura e na Tradição, [o Concílio] ensina que esta Igreja peregrina é necessária para a salvação. O único mediador e caminho da salvação é Cristo, que se nos torna presente em seu Corpo, que é a Igreja. Ele, porém, inculcando com palavras expressas a necessidade da fé e do batismo, ao mesmo tempo confirmou a necessidade da Igreja, na qual os homens entram pelo Batismo, como que por uma porta. Por isso não podem salvar-se aqueles que, sabendo que a Igreja católica foi fundada por Deus por meio de Jesus Cristo como instituição necessária, apesar disso não quiserem nela entrar ou nela perseverar.
§847 Esta afirmação não visa àqueles que, sem culpa, desconhecem Cristo e sua Igreja:
“Aqueles, portanto, que sem culpa ignoram o Evangelho de Cristo e sua Igreja, mas buscam a Deus com coração sincero e tentam, sob o influxo da graça, cumprir por obras a sua vontade conhecida por meio do ditame da consciência podem conseguir a salvação eterna”.
§848 “Deus pode, por caminhos dele conhecidos, levar à fé todos os homens que sem culpa própria ignoram o Evangelho. Pois ‘sem a fé é impossível agradar-lhe’ Mesmo assim, cabe à Igreja o dever e também o direito sagrado de evangelizar” todos os homens. (CIC)
Por isso, é preciso saber teologia, para não ensinar doutrina protestante, pensando que é católico “tolerante”, ou “politicamente correto”.